giovedì 2 aprile 2015

MIRABILIA "Chi fa un viaggio rischia di arrivare" - FROM APRIL 15 TO MAY 15, 2015 Marina Burani Massimo Lagrotteria Andrea Saltini Andrea Vettori expose MIRABILIA Text by Chiara Messori Vernissage april 15 at 18.00 pm Galeria Sztuki Współczesnej Centrum Kultury Zamek Poznan, Ul, Sw, Marcin, 80/82 Polonia



MIRABILIA
“Chi fa un viaggio rischia di arrivare”

Già, chi fa un viaggio rischia di arrivare come diceva Giorgio Manganelli,  è accaduto ad Ulisse, come a Pinocchio e sicuramente anche a tutti quei viaggiatori che nel XII secolo, con i loro mezzi, tutt’altro che potenti, intraprendevano un viaggio. A noi oggi, di quei percorsi rimane la traccia scritta, testi d’invenzione letteraria o veritieri come i  Mirabilia, libricini contenenti le indicazioni necessarie alla visita di un museo o di una città, di un’intera regione o Stato. In pratica l’ equivalente delle moderne guide di viaggio, a beneficio di pellegrini e viaggiatori.
Ma è la  mirabilia o meraviglia, intesa come atteggiamento collegato alla curiosità e alla spinta all' esplorazione intellettuale, senso di stupore e d'inquietudine che l’uomo sperimenta quando comincia a interrogarsi su di sè e sul suo rapporto con il mondo, la cifra stilistica che riunisce le opere e gli artisti in mostra.

Cornici tonde che contengono drappi iperrealistici, figure immortalate in atteggiamenti ambigui, specchi che non sono specchi, pittura nerosunero, scatole, teschi, mandibole, lenti,  serpenti, locuste  ci trasportano nella Wunderkammer  della parmense Marina Burani, in cui naturalia ed atificialia si fondono per dar vita ad una costante mirabilia. La percezione di queste opere ci proietta in uno spazio in cui viviamo un’esperienza al tempo stesso di simultaneità e successione (Merleau-Ponty). Qui tutto si concentra in una formula che, mentre respinge il caos assoluto, parte in realtà proprio da quel caos per ordinarlo in armonia di visione.
La visione diventa aerea nel vero senso del termine... Andrea Vettori, artista parmense, ci fa sorvolare territori in cui la natura la fa da padrone, sono paesaggi iperrealistici dove il dato umano è pressochè assente o comunque accessorio. Queste opere ci pongono dinnanzi al momento in cui non dovremo più rimpiangere le idee e i progetti che non siamo riusciti a realizzare, perchè diveniamo consapevoli che ce ne saranno altri, magari molto più duri e sorprendenti, proprio come le sue visioni, e che non sarebbero mai esistiti senza l’attraversamento di una sorta di “deserto emotivo”ed esisteranno proprio grazie all’esperienza di quest’attraversamento.

Dalla solennità di questi incanti naturali passiamo ad un altro tipo di solennità; quella delle
Figure di Massimo Lagrotteria, carpigiano, classe 1972. Sperimentatore instancabile, egli si muove tra tela grezza, bitume, pittura, cartone, ferro, rame, estraendo da ogni elemento ciò di cui si serve per realizzare la sua poetica. Sono ritratti che possiedono un’eleganza antica, in cui le grandi e le piccole dimensioni di confrontano quasi sfidandosi ma senza prevaricazione di sorta...tutte con un unico intento: riempire lo spazio vuoto in un conflitto che,mentre vede le figure emergere, talvolta le vede anche dissolversi in qualcosa d’altro fino a sparire in esso.

Non amo
Chi sono, ciò che sembro. È stato tutto
Un qui pro quo (Eugenio Montale, Ossi di seppia, 13)

Maestro della tematica dell’equivoco, le sue citazioni quando sono letterarie sono volutamente sbagliate e se sono visive sono false, stiamo parlando di Andrea Saltini.
Anch’egli si muove all’interno dello studio della figura umana.
Sua tematica prediletta è l’infanzia e le “piccole ferite”. Il suo lavoro trae ispirazione esperienze di vita diretta e, come dice lui stesso:”I personaggi che dipingo sono le mani di ciò che non possiamo toccare: dell’amore, dei segreti, della risata e del pianto, tutte quelle cose che vorresti con tutto te stesso e non avrai mai, che quando le ottieni non ti accorgi di averle, non osi, e ricominci a desiderarle da capo (da http://www.wonderthirties.com/2014/06/andrea-saltini-visionaria-fatale-pittura-se/).

L’informazione del XXI secolo corre sulla rete, dove il vaso di Pandora si rovescia costantemente offrendo meraviglie d’ogni genere e colore. La formazione del caleidoscopio conseguente è ben più enigmatica. I riferimenti tutti si equivalgono. Le attrazioni sono incantevoli e si sa che l’incanto porta talvolta alla perdizione (Liberamente tratto da “Il Museo Immaginato” di Philippe Daverio- Prefazione). Il gioco che vien qui proposto è un’esercizio moralista che vuol offrire un’ipotesi di ordine, facendo un percorso da saltimbanchi. Concedendosi la libertà di far libere associazioni in cui la coscienza del bagaglio mentale che ci portiamo appresso diviene fondamento di un altro tipo di conoscenza: quella che traduce in immagini le stratificazioni del cervello e dell’anima di ognuno di noi in relazione al momento contingente in cui viviamo.
Per cui questo diventa un invito, quindi: penna e taccuino, anzi mirabilia alla mano, e...buon viaggio!
Chiara Messori

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