lunedì 13 aprile 2015

LE TEATRE DE GRAND GUIGNOL

E oggi voglio parlarvi di questo...LE TEATRE DE GRAND GUIGNOL

                                                 
Le Teatre de Grand Guignol è il nome di un teatro parigino situato nel 9e arrondissement
che, dalla sua apertura nel 1897 fino alla chiusura avvenuta nel 1963, si specializzò in spettacoli
decisamente macabri e violenti. Il nome deriva da Guignol, ovvero una marionetta ideata dal
burattinaio Laurent Mourguet, raffigurante un operaio dell'industria serica di Lione, noto per la sua
irriverenza e la sua tenacia, grazie alle quali difendeva i propri diritti scornando inevitabilmente i
"potenti".
Il teatro che era sede del Grand Guignol in rue Chaptal a Parigi. Il teatro, fondato da Oscar
Métenier, era molto piccolo specialmente per gli standard odierni: poteva infatti ospitare al massimo
300 persone. Ciò nonostante gli spettacoli ebbero largo successo, tanto da registrare ogni sera il
tutto esaurito e da rendere celebre questo genere orrorifico in tutto il mondo. L'aggettivo
granguignolesco è divenuto nel tempo sinonimo di macabro o cruento, anche al di fuori della
terminologia dello spettacolo. Oltre al fondatore, il principale scrittore per il Grand Guignol fu
André de Lordeche scrisse un centinaio di opere fra il 1901 ed il 1926. Gli spettacoli si servivano
spesso di effetti speciali più o meno rudimentali ed erano incentrati soprattutto sulla potenza visiva
delle immagini orrorifiche, sulla sofferenza degli innocenti, sugli infanticidi, sull'insanità e la
vendetta. Spesso contenevano riferimenti all'occultismo e al paranormale e occasionalmente
venivano rappresentate anche scene di sesso e di perversione sessuale. Gli spettacoli erano in genere
brevi e venivano ripetuti più volte durante la serata. Nonostante fosse nato in Francia, il Grand
Guignol toccò il suo apice a Londra nella prima metà degli anni venti del XX secolo, sotto la
direzione di Jose Levy. In Italia il Grand Guignol fu importato nel 1908 da Alfredo Sainati, con la
sua Compagnia del Grand-Guignol. Il teatro Grand Guignol tenne la sua ultima rappresentazione il
5 gennaio 1963. La chiusura definitiva fu decretata dall'affermarsi del cinema dell'orrore che,
soprattutto nel suo filone splatter, deve molto alla tradizione del Grand Guignol. Nel 1994 il teatro
venne ricreato negli studi cinematografici dove si girò il film, tratto dal romanzo di Anne Rice,
Intervista col Vampiro. Rappresentazioni di Grand Guignol sono attualmente prodotte dal teatro
Thrillpeddlers a San Francisco, California. Oltre al fondatore, il principale scrittore per il Grand
Guignol fu André de Lorde che scrisse un centinaio di opere fra il 1901 ed il 1926. Gli spettacoli si
servivano spesso di effetti speciali più o meno rudimentali ed erano incentrati soprattutto sulla
potenza visiva delle immagini orrorifiche, sulla sofferenza degli innocenti, sugli infanticidi,
sull'insanità e la vendetta. Spesso contenevano riferimenti all'occultismo e al paranormale e
occasionalmente venivano rappresentate anche scene di sesso e di perversione sessuale. Gli
spettacoli erano in genere brevi e venivano ripetuti più volte durante la serata. Nonostante fosse
nato in Francia, il Grand Guignol toccò il suo apice a Londra nella prima metà degli anni venti del
XX secolo, sotto la direzione di Jose Levy. In Italia il Grand Guignol fu importato nel 1908 da
Alfredo Sainati, con la sua Compagnia del Grand-Guignol. Il teatro Grand Guignol tenne la sua
ultima rappresentazione il 5 gennaio 1963. La chiusura definitiva fu decretata dall'affermarsi del
cinema dell'orrore che, soprattutto nel suo filone splatter, deve molto alla tradizione del Grand
Guignol.
Nel 1994 il teatro venne ricreato negli studi cinematografici dove si girò il film, tratto dal romanzo
di Anne Rice, Intervista col Vampiro. Rappresentazioni di Grand Guignol sono attualmente prodotte
dal teatro Thrillpeddlers a San Francisco, California.
Estremismo ed esasperazione teatrale rappresentavano i tratti salienti di un naturalismo incalzante,
caricaturale e narrante le vicende scabrose e disumane di una parodia parigina che prendeva forma e
sostanza dai sogni, dalle follie e dalle illusioni dei suoi grandi artefici, Oscar Metenier e Max
Maurey. In contropartita una nuova figura emblematica stava sistematicamente varcando le soglie
d’ingresso del succinto teatro degli orrori. Il Théâtre du Grand-Guignol era sul punto di creare il
personaggio più bizzarro e controverso della sua storia, “Il principe del terrore”, così definito dallo
storico Albert Sorel per gli scempi compiuti dalla sua prolifica mania descrittiva, il romanziere e
drammaturgo André de Lorde, in realtà André de Latour conte de Lorde, un uomo pingue
dall’aspetto aggraziato, dall’incarnato roseo e un viso ben rasato, di buon aspetto e uno sguardo
vivido nascosto da una stucchevole montatura in oro, ma nonostante le sua presentabile cedevolezza
era in grado di rappresentare tutte le raccapriccianti delizie della paura, fomentando uno sgomento
inquietante che dipartiva dalla scena del brivido sobbalzando sui cuori e sulle coscienze dei suoi
affiliati, dispensandone l’ideologia nella sua completezza. Scrisse Georges Courteline: “E’ singolare
che con un unico termine si esprima la paura della morte, la paura della sofferenza, del ridicolo, di
essere ingannati, oppure la paura dei topi: sentimenti diversi ed estranei”.
Ma codesta paura era probabilmente sinonimo di un sentimento che proveniva dai remoti meandri
del suo vissuto, rimescolato negli anni, rivalutato nei concetti e riconsiderato basandosi sulle
incertezze del momento, un periodo nefasto a cavallo tra la fine del 1800 e l’avvento della prima
guerra mondiale, nel quale la gente era irrimediabilmente sprofondata in una trepidazione di massa
suggestionante che conduceva all’esubero della fobia.
Sostenne Alfred Binet, direttore del laboratorio di psicologia della Sorbona di Parigi: “C’é in lui un
fanciullo che ha paura”, come se una sottile angoscia provenisse dalle lontane rimembranze scosse
dall’incertezza della vita. Disse una volta Lorde: “Mio padre era un medico e io ero dominato dalla
curiosità incontenibile di sapere quel che accadeva nel suo studio. Egli voleva spegnere in me
qualsiasi motivo di paura e mi portava con sé a constatare i decessi. Io non entravo nella camera
mortuaria, ma restavo nella stanza accanto, nella quale mi giungevano i pianti e le grida…”.
Incertezza della vita e paura della morte, questi i due principali ingredienti patrocinati dalla fervida
mente del noto drammaturgo del terrore, il quale contribuì alla riconfigurazione del fantastico
cercando nuovi espedienti fortuiti in ambientazioni ancora inesplorate dalla fantasia, sfruttando
l’incomprensibilità della tenebra, in parte alimentata dal mero simbolismo scaturito dal quotidiano
nell’istante in cui si imbatte nell’ignoto e nel mistero, temi inquietanti sempiterni che da sempre
hanno alimentato l’ossessione imperitura del teatro di tutte le civiltà divulgate nel corso dei
secoli. Il Théâtre du Grand-Guignol, quindi, inteso come teatro del turbamento nel quale minacce,
crudeltà, spavento e disavventure divennero strumenti sovversivi meticolosi affioranti alla
coscienza che spesso si contrapponeva al costume dell’epoca, sarcasticamente definito Belle
époque.
Sostenne André de Lorde: “Se si volesse caratterizzare lo stato d’animo della nostra epoca
basterebbe una parola: l’inquietudine. Questa inquietudine si mostra in ogni avvenimento. Che lo
confessiamo o no, un’oscura angoscia attanaglia la maggior parte dei nostri contemporanei…
Questo secolo febbrile non ha conosciuto la gioia di vivere; ha visto invece fin dal suo inizio farsi
più grande una minaccia ogni giorno più precisa…”.

Andrea Saltini, nella sua mostra L'AMORE INFEDELE ha celebrato, con la sua opera, i personaggi che hanno vissuto questo teatro e questa temperie culturale.

Nessun commento:

Posta un commento