giovedì 20 aprile 2017

Treasure from the Wreck of the Unbelievable - Damien Hirst




Scavatore di coscienze

Sì, mi piace define così quest'artista ormai divenuto star del sistema dell'arte grazie ad un oculato lavoro di esposizioni shock.
Attraverso la mise en scene di animali sotto formaldeide, i mandala multicolori di ali di farfalla, le raccolte tassonomiche di mozziconi di sigarette, grandi scaffalature di farmaci (per citarne solo alcune), Hirst ha, come sostiene anche la Vettese, scavato buchi nelle nostre coscienze con immagini reali e memorabili.
Il senso della vita viene interrogato in diverse opere:  nel 1990 in "A Thousand Years" entro una teca separata in due abbiamo da un lato una colonia di larve prima e mosche poi che tenta di raggiungere una testa di vitello mozzata posta nella seconda metà della teca, ma nel viaggio esse devono superare lo sbarramento di in griglia moschicida elettrificata. I suoi interrogativi trovano una potente conclusione nel teschio tempestato di diamanti di "For the Live of God" del 2007.
Quindi l'artista si muove tra ironia e orrore, bellezza e crudeltà, nascita e morte lanciando messaggi che, seppur a volte ambigui,  colpiscono per la loro violenza; sono diretti, inconfutabili, come una fucilata BAM!  colpisce e fa centro.

Ma oggi ho visto un Hirst diverso, magnifico sicuramente, mi ha presa totalmente ma non con violenza...è stato inaspettato, più maturo ma nuovo...sicuramente un'esperienza incredibile come il tesoro di questo vascello, ma partiamo da principio...


Questo è il manifesto/locandina della mostra che è stata inaugurata il 9 aprile a Venezia nelle due sedi di Palazzo Grassi e Punta della Dogana. La mostra, che si concluderà il 3 dicembre,  segna una nuova tappa nella storia di queste due sedi veneziane della Collezione Pinault che,  per la prima volta,  saranno interamente affidate a un singolo artista.

Giù a cinque braccia giace tuo padre.
Le sue ossa ormai son corallo,
e perle gli occhi son già.
Di lui quanto mai può perire
un mutamento marino subisce
in ricca cosa, in cosa strana.
William Shakespeare
La Tempesta


Con queste parole si potrebbe introdurre la storia di questo grande vascello che trae origine da un ritrovamento, risalente al 2008, di un vasto sito con il relitto di una nave naufragata al largo della costa orientale dell'Africa.
Questo ritrovamento sembrerebbe confermare la leggenda di Cif Amotan II, un liberto di Antiochia (Turchia nordoccidentale), vissuto tra la metà del I secolo e l'inizio del II d.C.
Nell'Impero romano un ex schiavo poteva avanzare socio-economicamente coinvolgendosi negli affari finanziari dei suoi mecenati e padroni di un tempo; così Amotan , dopo essersi affrancato, accumulò un'immensa fortuna. Pieno di ricchezze egli creò una sontuosa collezione di oggetti provenienti da ogni parte del mondo antico. I Cento Tesori del liberto furono caricati su un'immensa nave, la Apistos ( Incredibile) per esser trasportati in un tempio appositamente edificato dal collezionista. Ma l'imbarcazione affondò affidando il tesoro alla sfera del mito e generando infinite varianti di questa storia di ambizione, avarizia, splendore e ubris.


La collezione rimase sul fondo dell'Oceano Indiano per circa duemila anni e quasi dieci anni dopo l'inizio degli scavi, questa mostra raccoglie insieme tutte le opere recuperate in quello straordinario ritrovamento. Alcune sculture sono esposte prima di aver subito il restauro, coperte quindi di incrostazioni coralline, concrezioni marine che ne rendono a volte le forme irriconoscibili. In mostra son poi esposte copie museali contemporanee degli oggetti rinvenuti che immaginano le opere com'erano nel loro stato originario.








Questo, come preannunciavo è un Hirst diverso... non cede alla tentazione di restare ancorato alle formule che lo hanno reso celebre (pillole, diamanti e animali in formaldeide) ma propone qualcosa di nuovo e inaspettato: un falso storico.
La mostra verte sul concetto di verità, mettendo in discussione la sua utilità e trascinando lo spettatore nel labirinto del dubbio. Il racconto del relitto della Apistos, rafforzato anche dalla presenza di video che ne riprendono il ritrovamento insieme alla raccolta degli oggetti preziosi ed ai modelli su scala dell’imbarcazione non è che una "storiella" ideata e promossa dall'artista che vi  ha lavorato per ben dieci anni al fine di renderla “reale”.

Quindi questo favoloso bottino è in realtà composto da duecento fake che riproducono sculture greche ed egizie, anfore, monili, statuette votive con  i materiali più amati dall’artista: la giada, il marmo di Carrara, il cristallo, l’oro.
Sono rappresentate epoche storiche differenti, con sbalzi temporali che arrivano fino al presente: compaiono, infatti, anche autoritratti ed altre opere che strizzano l’occhio ai colleghi Marc Quinn e Jeff Koons.




Hirst ha saputo animare gli ambienti con opere monumentali, tra le quali spicca l’impressionante Demon with Bowl, una scultura in resina di 18 metri d’altezza.


Anche se l'inganno è evidente, la sognatrice amante delle leggende storiche quale sono voleva illudersi che fosse tutto vero ecco che la dicitura “Mattel inc. China”, a ricordare quelli delle famose Barbie, che campeggia sui busti greci mi riporta coi piedi per terra e mi fa scappare un sorriso...

Il prezzo del biglietto (18 euro) quindi diventa più che sostenibile per questa mostra veramente unica che si colloca nella sospesa cornice magica di Venezia, una città che sulle leggende legate al mare ed ai suoi accadimenti ha fatto il suo punto di forza.

Chiara Messori



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