giovedì 28 luglio 2016

“Quel ramo del lago…d’Iseo”


“Quel ramo del lago…d’Iseo”

Ovvero

Perché aver esperito l’installazione



di Christo

non è stato un spreco di tempo (né di denaro)



La partenza è stata una levataccia, è vero, doveva piovere (mi ero portata anche l’ombrello) ed invece c’era un sole che mi ha regalato una splendida giornata (oltre ad una altrettanto strepitosa bruciatura) però ne è valsa la pena.

Il volantino era già di per sé molto invitante, recitava:

Per sedici giorni – dal 18 giugno al 3 luglio – sul lago d’Iseo, The Floating Piers con i suoi 100.000 metri quadrati di tessuto giallo cangiante, sostenuti da un sistema modulare di pontili galleggianti costituiti da 220.000 cubi in polietilene ad alta densità che assecondano il movimento delle onde, attraverserà a fior d’acqua il lago.

Ora, letta così sembra trattarsi di un’opera immane, 220.000 cubi sono davvero un grande numero e 100.000 metri quadrati…sono sincera prima della partenza mi sono fatta qualche domanda in coscienza, del tipo: Voglio veramente fare tutta quella strada (a 100 km da Milano e a 200 a ovest di Venezia ok, però da Modena sono un sacco di chilometri) in un’unica giornata per stare magari accalcata tra la folla e salire su quello che da “chi se ne intende” è stato definito come” un ‘enorme baraccone”, “una passerella verso il nulla”  ???!!!

Beh la risposta è stata “Sì”; istintiva, subitanea e senza remore “Sì” e dopo vi spiegherò il perché, ora continuiamo a leggere il flyer…

I visitatori potranno fruire dell’opera d’arte percorrendola a piedi da Sulzano a Monte Isola e poi fino all’isola di San Paolo, che sarà completamente circondata da The Floating Piers. Dalle montagne circostanti il lago sarà possibile godere di una vista dall’alto di The Floating Piers, che ne rivelerà angoli inattesi e mutevoli prospettive. Il lago d’Iseo si trova a 100 km e est di Milano e a 200 km a ovest di Venezia.

Allora come dicevo il mio "Sì" è stato dettato proprio dal fatto che, nella sfortunata ipotesi che non fossi riuscita a salire sulla passerella avrei potuto comunque vederla dall'alto e godere del magnifico panorama riservatomi dal lago, dopotutto non ero mai stata lì. Quindi decido per la partenza.
Alle otto e mezza del mattino ero già sul posto ma le prospettive per riuscita del mio intento erano tutt'altro che rosee...parcheggi chiusi per sovraffollamento, navette bloccate per lo stesso motivo ed impossibilità di raggiungere l'installazione a piedi. Non mi perdo d'animo, assieme al mio compagno d'avventura cerchiamo un posto dove lasciare l'auto nelle vie circostanti e lo troviamo in breve, poi ci incamminiamo ormai poco speranzosi di riuscire a salire sull'opera ma comunque contenti di poterla ammirare da lontano, magari seduti a sorseggiare un buon bicchiere di vino in qualche locale nei dintorni. Continuiamo a piedi e raggiungiamo la fermata del traghetto, assaltata da una lunga coda di persone. L'attesa (ci avevano preventivato circa 4 ore) risulta più breve del previsto e dopo un'ora e mezza saliamo a bordo direzione Sulzano.


Arriviamo e sbarchiamo direttamente sul tappeto giallo che, alla luce del sole delle due del pomeriggio risulta di un'intensità quasi accecante.
Prima di salire il ponteggio decidiamo di fare una piccola sosta per ristorarci e bere qualcosa. Scopriamo così un chiosco dove vendono birre artigianali della Brew Fist, marchio che non conoscevo ma sembravano lì apposta per noi...dopo questa pausa seguiamo il tappeto giallo e saliamo sulla famigerata opera...


La passerella lunga tre km attraversa l’acqua del lago d’Iseo formando The Floating Piers. I pontili dai bordi degradanti, sono larghi 16 metri e altri circa 35 cm. Il percorso in tessuto prosegue poi per altri 1,5 km lungo le strade pedonali di Sulzano e Peschiera Maraglio.


Non so, forse complice il sole che batteva pesantemente oppure la birra che non era da meno (del sole intendo...) ma dopo un primo momento di vertigini ed instabilità mi sono sentita leggera...ho tolto le scarpe, perché la sensazione mi fosse più palpabile, e ciò che ho provato è stato qualcosa di assolutamente naturale, ebbene sì, camminare su questi cubi di polietilene assecondava in modo del tutto spontaneo l'incedere dei miei passi, stavo letteralmente camminando sull'acqua e  sembrava come se l'avessi sempre fatto...credo che Christo sia riuscito nel suo intento, credo volesse farci sentire questo. Credo che quando nell'ormai per noi remoto 1970, concepì The Floating Piers assieme a sua moglie, questi artisti volessero darci e volessero darsi una possibilità; quella di pensare "in grande". Concepire un'opera d'arte che travalicasse lo spazio delle gallerie a lei normalmente destinato per esistere nel e con l'ambiente naturale. Christo e Jeanne-Claude volevano proiettare le loro visioni un uno spazio che potremo definire del "sublime naturale", che si oppone all'artificialità della sostanza stessa in cui l'opera è realizzata.  I Land artisti non son del resto nuovi a questo genere di operazioni; essi si sono sempre mossi impegnandosi a fondo sia dal punto di vista tecnico che economico per realizzare le loro imprese. Interventi creati sviluppando fino in fondo in particolare due tipologie: l'impacchettamento(Valley Curtain) e lo sbarramento (The Running Fence). L'azione coraggiosa degli artisti ha il merito di spingere nella direzione della fisicità, della realtà che è però anche effimera, destinata ad avere una breve durata (appena due settimane), ma siamo nell'epoca di massima maturità tecnologica e digitale per cui possiamo giovarci di tutti i mezzi di riproducibilità dell'immagine votando ancor più così The Floating Piers al gusto di sentirsi eretta sì per un consumo entropico, ma con la possibilità di poter eternamente rimanere...anche se solo registrata...
Chiara Messori

1 commento:

  1. Credo che ti interessi di quel tipo di arte che da delle sensazioni fisiche. Io è un tipo d'arte che apprezzo molto Addirittura la pratico con grande passione La mia arte si chiama poltrona a tre ruote a pedali. Ne ho costruiti 3. Un veicolo magico che nei tempi dello smartphone è un Vero ufficio semovente da cui potresti dirigere un intera azienda. Deambulando nei parchi al fresco o vicino al mare, allontanandoti dai rompiscatole con una mezza pedalata che non fa avvertire agli altri il tuo disappunto. Non solo quindi un mezzo per un lento incedere in poltrona, ma anche selettivo per dei rapporti sociali. di bel viver si puote a cavallo di tre ruote

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