venerdì 8 ottobre 2021

NUOVE PROPOSTE: CONCRETAMENTE INFORMALE - Opere di Federica Galli




CONCRETAMENTE INFORMALE


FEDERICA GALLI





Due termini apparentemente opposti ma che ben si associano per descrivere l’opera della pittrice Federica Galli, modenese, classe 1994.
Le sue sono opere concrete, oggettive, tangibili, reali…
la loro identità artistica dipende dalla stessa presenza fisica dell’artista che le genera, che esprime la propria libertà di movimento nell’ordine e nel disordine delle materie che utilizza.
 
Guardando queste tele possiamo notare diversi rimandi agli artisti dell’Informale; corrente artistica che si sviluppò dopo la Seconda Guerra Mondiale quando una profonda crisi distrusse la fiducia nell’arte e nei suoi linguaggi. Quella che iniziò, allora, fu una profonda ricerca artistica di nuove strade per esprimersi, di percorsi che voleva ripartire dal rapporto unico, speciale, del pittore con la sua opera. Ecco, la Galli sembra riportarmi un po’ lì…nonostante i tempi siano diversi…


     


Nel momento storico dei social, del bombardamento mediatico di immagini “mordi e fuggi”, dove esisti solo se ti mettono il “like”, dove tutto è esperibile virtualmente, mostre comprese…le tele della Galli no.

Lei è un’artista “concreta”, ci invita a fermare lo sguardo per capire…dipinge volutamente senza forma, improvvisando spontaneamente sull’ onda delle sue emozioni, senza figure, senza prospettiva né geometria, ma lasciando protagonisti della tela colori e materiali. Il risultato che ottiene è del tutto automatico perché deriva da gesti compiuti secondo movenze la cui gestualità parte dalla liberazione delle proprie energie. E sono appunto queste energie che fanno sì che il colore diventi segno ritmico e visivo dando vita ad un’armonia di forme che sono a totale libera interpretazione…
Si passa  da raffigurazioni che ricordano “cartine geografiche emotive” dove la matericità del colore a tratti si appiattisce per trasformarsi in una sorta di calligrafia, ad altre in cui il  segno rotondeggiante, realizzato a spatola e righello, rimanda alla felice stagione giapponese degli artisti Gutai. 


       

        

                

"Dobbiamo dare alla materia un'occasione per vivere – scriveva Jiro Yoshihara, uno degli esponenti di questo movimento. Anche nei quadri della Galli troviamo questa  modalità espressiva in cui attraverso la materia (pittura o calligrafia ma anche azioni eseguite con oggetti vari) possiamo andare alla scoperta dell'unità originale dell'Io, in cui lo spirito dell'artista e le sue aspirazioni intime si fondono insieme. 

 
Le opere qui proposte sono quindi estremamente diversificate, spesso caratterizzate da libere pennellate e densi strati di colore, segni e metodi all'insegna dell'improvvisazione. 
Nei suoi "gesti creativi" non v'è alcun momento cosciente, che cerchi di razionalizzare o spiegare ciò che proviene dall’inconscio, essi sono un sunto di performance tra il calligrafismo e la violenza gestuale da cui nascono improbabili paesaggi, vedute di cime montuose, skyline di città apocalittiche dove possono anche consumarsi stragi testimoniate da schizzi rosso sangue, graffi che diventano spiragli i quali ci permettono di andare oltre la prima visione superficiale del quadro, scavarlo in profondità, e ancora,  forme materiche aggettanti che rompono il confine tra immagine bidimensionale e plastica. 


        


Alle superfici rugose ed irregolari che richiamano alla mente sensazioni di spiacevolezza o conflitto, si contrappongono superfici morbide, dove il colore sembra liquefarsi inducendo sensazioni di dolcezza e serenità. 


            


Difficile “incasellare” l’opera di Federica in qualche categoria; nella sua espressione infatti converge anche un’altra “versione” dell’Informale: la pittura segnica. Qui la forma, non del tutto assente, tende  a costruire nuovi alfabeti visivi, non concettuali, in cui è evidente la componente calligrafica.



              


Le sue opere quindi, in cui vi è il segno, la stesura del colore, l’incisione, i graffi, le ferite non rispondono ad una volontà rappresentativa di alcunchè ma vogliono essere “altro” dalla realtà che le circonda, realtà indipendenti esse stesse come testimonianze del fare e dell’essere dell’artista.

   


La Galli è concretamente ancorata alla sua intima esperienza dell’arte e ce la propone scrivendo sulla tela come su un foglio di carta: i segni si spargono sulla superficie e ne risulta un quadro brulicante di piccoli tocchi di colore o vibranti segni materici che diventano i veri protagonisti sulla tela e lascia a noi la libertà 

d’ immergerci in questi mondi tutti da scoprire.  
 
Chiara Messori




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